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Le recenti scoperte di significative riserve di idrocarburi nel Bacino del Levante hanno evidenziato la rilevanza del Mediterraneo non solo come ponte tra continenti, ma anche come teatro di competizione geopolitica tra i vari paesi che vi si affacciano per garantirsi una maggiore sicurezza energetica.

In particolare, il giacimento di gas di Zohr, al largo delle coste egiziane, scoperto da ENI nel 2015 e considerato finora il più ricco dell’area, si stima che disponga di oltre 30 triliardi di piedi cubi di gas (tcf), sufficienti sia a rispondere alla crescente domanda domestica egiziana sia ad essere commercializzati attraverso l’esportazione. L’opportunità di capitalizzare simili risorse ha spinto diversi attori mediterranei ad intensificare le attività di esplorazione e di ricerca di idrocarburi non circoscritte al solo quadrante del Levante.

Il c.d. Bacino Algero-Provenzale, situato nel Mediterraneo occidentale e, a livello geologico, tangente alla piattaforma continentale esterna di Francia, Spagna, Algeria ed Italia, risulta di particolare interesse considerate le potenzialità estrattive dell’area e le eventuali possibilità di interconnessioni più dirette tra luogo di produzione e di destinazione delle risorse.

Tuttavia, a notevoli opportunità corrispondono sfide ed ostacoli che si concretizzano non solo sul piano economico-commerciale, ma anche su quello politico-diplomatico. In questo senso, la partita energetica appena ingaggiata in questa porzione di Mare Nostrum amplifica ed inasprisce contenziosi silenti e mai del tutto definiti riguardanti norme di diritto internazionale, coinvolgendo in particolare Italia ed Algeria e quelle che i due paesi hanno recentemente identificato o stanno identificando come le rispettive Zone Economiche Esclusive (ZEE).

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