Venerdì 7 luglio 2023 il Presidente statunitense Joe Biden, ha approvato l’invio di munizioni a…
Negli ultimi anni, la rilevanza internazionale della regione del Sahel è cresciuta rapidamente, diventando un’area di scontro tra attori statali, internazionali, civili e gruppi terroristici.
Anche l’Italia è legata alla regione e al Burkina Faso, dati gli interessi strategici di stabilizzazione dell’area, ricca di risorse, crocevia di attività illecite e flussi migratori verso l’Europa.
Roma è già presente nell’area, contribuisce agli sforzi multilaterali nel settore della difesa dei paesi che compongono il G5 Sahel, sia attraverso gli accordi stipulati con il gruppo tra il 2017 e il 2019, sia con missioni dell’Unione europea e delle Nazioni Unite.
L’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo ha una sede nella capitale del Burkina Faso, Ouagadougou, a dimostrazione dell’impegno e della presenza italiana sul territorio nell’ambito della cooperazione allo sviluppo, ma anche nella lotta alla desertificazione e all’emergenza climatica.
La Francia, data la pesante influenza sul Burkina Faso e gli interessi delle risorse nella regione del Sahel, il 13 gennaio 2020 ha riunito a Pau i cinque paesi che formano il G5 Sahel, il presidente dell’Unione Africana, il segretario generale Onu e il presidente del Consiglio europeo. Oltre a dare un messaggio ai paesi africani, Emmanuel Macron ha fatto appello ai partner internazionali per combattere il terrorismo e coordinarsi in ambito securitario, di capacity building, di presenza dello Stato in aree periferiche e cooperazione allo sviluppo.
L’Italia, venendo incontro alle richieste francesi, potrebbe ritagliarsi un ruolo di rilevanza europea, in modo da poter perseguire i propri obiettivi e strategie più agevolmente e dimostrando di essere un partner presente ed efficace, non un ostacolo nell’area di competenza che Parigi ritiene esser propria.
Una maggiore presenza italiana nell’area sarebbe la dimostrazione di impegno e sostegno anche nei confronti degli Stati Uniti. Si rivelerebbe una decisione presa al momento giusto, allineata con la richiesta di Donald Trump di un maggiore supporto da parte degli alleati e con la decisione di ridurre la presenza militare americana all’estero, anche in Africa occidentale dove sono presenti settemila uomini.
Questi aspetti, vi è la necessità di stabilizzare un’area, contrastando criminalità e terrorismo, di origine e transito per le migrazioni irregolari verso l’Europa, ricca di risorse minerarie, energetiche, volenterosa di aprirsi a investimenti e aziende italiane.