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Gli ultimi due mesi della storia americana sono stati carichi di notizie ed eventi, che hanno scosso profondamente il concetto di democrazia e i diritti umani.

A conclusione di un anno difficile e complicato, caratterizzato da una pandemia, dal movimento Black Lives Matter (BLM) e perfino dalla politicizzazione dell’indossare una mascherina, il 3 novembre 2020, si sono tenute le elezioni presidenziali, in cui si scontravano il vigente presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il candidato democratico, ex vicepresidente americano, Joe Biden.

Dopo giorni di accurati conteggi in tutti gli Stati, viene finalmente annunciata la vittoria di Biden, la quale viene accolta da urla di gioia e sospiri di sollievo dai suoi sostenitori, e da un silenzio irrequieto da parte del partito opposto. A rispetto della tradizione a cui ci si era abituati, secondo la quale il candidato sconfitto e/o il presidente uscente si congratula con il candidato vincente, l’America e il mondo aspettano con impazienza il discorso di concessione del Presidente Trump, passo essenziale per un pacifico e produttivo trasferimento di poteri.

Il Presidente decide di non concedere sulla base di quella che lui sostiene essere stata un’elezione fraudolenta, e si impegna a dimostrare quanto da lui sostenuto andando alla ricerca di prove. Questa è la premessa e, ultimamente, la causa degli eventi spaventosi del 6 gennaio 2021.

Durante le indagini condotte dai legali del Presidente Trump sulla presunta illegalità dei risultati elettorali, le fazioni opposte, dai più alti rappresentati politici alla “gente comune”, hanno mostrato il loro dissenso utilizzando i canali di diffusione e di dialogo di cui la cultura occidentale è promotrice e che la tecnologia di oggi ha reso possibile. Non sono mancati commenti ironici sui social sulla “caccia alle streghe”, specialmente in TV sull’incapacità di saper perdere e perfino satira politica sugli esponenti del governo americano.

Nessuno di questi mezzi ha però messo in pericolo la sicurezza pubblica né ha incitato e fomentato odio e rabbia tra coloro che ascoltavano.

Il Presidente Trump, purtroppo, ha utilizzato i suoi canali di comunicazione preferita (Twitter e Facebook) per mandare giornalmente messaggi in cui continuava a contestare la validità delle elezioni (nonostante queste fossero state certificate da organi indipendenti e nonostante tutte le indagini condotte non abbiano riscontrato nessuna irregolarità) e richiamava all’ordine tutti “gli amanti della democrazia americana” affinché’ supportassero questa sua crociata.

Nei suoi Tweets parlava continuamente di un’ “America stanca” di questa situazione, incitava gli americani a “essere forti”, e metteva perfino in discussione il coraggio del suo vicepresidente Mike Pence il quale avrebbe dovuto, secondo Trump, contestare il risultato dei conteggi dei collegi elettorali.

Questa comunicazione costante da parte del presidente, che è anche diventata protagonista persino del suo discorso di Natale, ha creato un clima di tensione sociale e politica che è cresciuto sempre di più e che inevitabilmente avrebbe avuto bisogno di  uno sfogo.

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