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Qualsiasi organizzazione sia essa pubblica o privata, con scopo di lucro o senza, al fine di perseguire i propri obiettivi ha come condizione necessaria la sostenibilità finanziaria ovvero la capacità di reperire risorse monetarie che siano in grado di sostenere la macchina organizzativa.

La sostenibilità è data dal fatto che nel momento in cui avviene il reperimento delle risorse vi sia la contestuale capacità di restituzione delle stesse. Gli Stati esprimendo un’organizzazione civile, amministrativa e politica non si esimono da questo peculiare aspetto e perciò nel conseguimento dei propri obiettivi hanno bisogno di raccogliere risorse monetarie. Uno Stato può adoperarsi attraverso la riscossione di imposte e tributi, la stampa di nuova moneta oppure l’indebitamento finanziario sul mercato.

La capacità di uno Stato nell’accedere alle risorse finanziare è centrale se si vuole mirare al mantenimento della sicurezza economica, definita come «l’accesso alle risorse, ai finanziamenti e ai mercati necessari per sostenere livelli accettabili di welfare e potere statale».

È studiando questo obiettivo, vitale per la sopravvivenza di uno Stato, che andiamo ad indagare un preciso strumento finanziario che è stato messo a disposizione dalle Istituzioni sovranazionali europee e a cui l’Italia e gli altri paesi dell’UE possono ricorrere: il Meccanismo Europeo di Stabilità, MES.

Ci concentreremo sul punto di vista italiano cercando di identificare se il ricorso a tale strumento sia preferibile o da evitare, andando ad analizzare non solo l’aspetto finanziario e quindi relativo alla sicurezza economica, ma anche gli eventuali risvolti politici che potrebbero interessare la sicurezza totale del Sistema Paese.

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