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I conflitti in Siria e in Libia hanno percorso traiettorie tutto sommato parallele sin dal loro inizio, con intersezioni e contatti d’interesse perlopiù sporadici o poco rilevanti.

Al netto delle similitudini che accomunano praticamente tutte le crisi degli anni’10 di questo secolo – la guerra asimmetrica, l’impegno di attori regionali supportati da gruppi d’interesse internazionali etc. – nei contesti di Libia e Siria le differenze sono sempre state maggiori rispetto alle affinità.

Al paese nordafricano, ad esempio, manca la componente del settarismo che è fondamentale per capire i rapporti e le strutture di potere in Siria.

Nondimeno, in Libia la componente tribale ha un peso nelle dinamiche e nei processi politici che in Siria sicuramente non ha, fatta eccezione per la zona del paese – quella a ridosso del confine con l’Iraq – abitata da popolazioni beduine nomadi o sedentarizzate.

Ciononostante, i destini di Siria e Libia si sono fatti gradualmente ma decisamente sempre più interconnessi,  specialmente da quando in entrambi i quadranti è diventato sempre più decisivo il ruolo di due attori esterni: da una parte la Turchia, dall’altra la Russia.

Ankara e Mosca sono attualmente due degli stakeholders più interessati a perseguire i propri obiettivi strategici in Siria e Libia, tanto che ormai i due paesi possono considerarsi – a livello diplomatico – due tavoli della stessa partita geopolitica.

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