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La notte del 9 ottobre 1963: “Un sasso è caduto in un bicchiere colmo d’acqua e l’acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui. Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso era grande come una montagna e di sotto, sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi.”

Così la storica penna del Corriere della Sera Dino Buzzati prova a descrivere la tragedia del Vajont in cui persero la vita quasi 2000 persone. Il terreno friabile che circondava il bacino del Vajont franò e la diga fu scavalcata da un’onda alta 250m che spazzò via Longarone e altri 5 comuni.

Quella stessa notte gli USA lanciavano il vettore Argo B-13 con scopo scientifico: la NASA era nata da soli 5 anni. Pochi mesi prima l’Unione Sovietica accoglieva in trionfo il ritorno di Valentina Tereškova, e allungava ulteriormente la sua striscia di primati nelle attivitá spaziali con la prima astronauta donna ad orbitare intorno al nostro pianeta. Oltre un anno piú tardi con il lancio del San Marco 1 l’Italia entra nella Storia come 5° nazione al mondo a mettere in orbita un satellite artificiale.

All’epoca le attività spaziali erano agli albori. Stati Uniti e Unione Sovietica correvano verso la conquista della Luna e nessuno immaginava che a distanza di decenni attività spaziali e mitigazione di disastri naturali sarebbero venuti a convergenza.

Oggi sono numerosi i casi in tutto il mondo in cui le immagini satellitari coadiuvano la progettazione di opere pubbliche nella valutazione del rischio idrogeologico, danno l’allerta in caso di potenziale catastrofe, supportano e agevolano le attività di soccorso e di ricostruzione. In uno scenario come quello del Vajont, le immagini satellitari avrebbero potuto evitare la tragedia evidenziando la friabilità del suolo già in fase di progettazione della diga, come per esempio nel caso dell’impianto idroelettrico di Song Bung 4 in Vietnam.

Queste sono solo alcune delle numerosissime applicazioni che i dati satellitari di osservazione della Terra permettono, ma sicuramente in termine di prevenzione di danni materiali e perdite di vite umane tra quelle il cui valore per la collettività è incalcolabile. Proprio in ciò risiede la grande contraddizione di questo emergente settore: poter mitigare o sventare del tutto catastrofi umane e naturali, ma di cui è difficile attestare il valore economico, ostacolo alla sua espansione commerciale al di fuori del mercato istituzionale.

Le applicazioni destinate alla sostenibilità ambientale e ai dispositivi di soccorso sembrano essere preponderanti nella comunicazione e nella promozione di se che il settore attua verso i potenziali clienti e gli stakeholders.

In quest’analisi si proverà a dimostrare come la sostenibilità sia una naturale inclinazione di questo settore (e non una forma di conformismo); che una delle più grandi realizzazioni di tale vocazione potrebbe risiedere nel sostegno al meccanismo di trasferimento del rischio tra privati alla base dei sistemi assicurativi; che le assicurazioni rappresentano una grande opportunità per una condizione indispensabile per la crescita del settore: la sostenibilità finanziaria. 

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