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Le rivolte sociali scoppiate a Napoli come a Roma, Catania, Milano e Torino rappresentano il termometro di una situazione che, come evidenziato dal Viminale, potrebbe presto degenerare in azione eversiva.

Pur risultando prematura, oltre ogni ragionevole dubbio, una dettagliata ipotesi di scenario, possiamo sostenere che nel caso in cui le misure governative dovessero dimostrarsi per nulla tempestive ed efficaci, le tensioni sociali di questi ultimi giorni si potrebbero commutare in rivolta diffusa contro lo Stato.

La violenza insurrezionale potrebbe nel giro di poco tempo esasperare le proteste di piazza, nate pacificamente, ma inquinate da organizzazioni eversive e criminali che hanno l’unico obiettivo di strumentalizzare, per il loro fine antistatuale, il democratico confronto fra cittadini e Governo.

Dai pochi elementi in nostro possesso, è possibile affermare che la degenerazione in chiave violenta delle manifestazioni di piazza, scoppiate a macchia di leopardo un po’ su tutto il territorio nazionale, sono da attribuire ad ambienti legati alla criminalità organizzata, a gruppi antagonisti/anarchici frontisti, ad individui legati alla tifoseria politicizzata e a militanti della Destra extraparlamentare.

L’appello di non fare infiltrare nelle proteste pacifiche alcun gruppo estremista o criminale è risultato vano a fronte di una capacità persuasiva di ambienti contigui alla criminalità organizzata che, con l’ausilio anche di piattaforme social, hanno istigato alla violenza gruppi di cittadini assai sensibili a questo tipo di pressioni.

Se la criminalità organizzata, come anche certe realtà vicine ad ambienti di estrema destra, è capace ad indirizzare porzioni della popolazione a reagire violentemente nei confronti delle istituzioni dello Stato, diverso è l’approccio dei gruppi antagonisti e di quelli anarchici in contesti come questi di guerriglia urbana.

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